Alcuni diranno che sto esagerando, che la bilancia delle priorità della mia vita si è sfasata.
Altri che la paranoia ha preso il sopravvento sulla mia persona.
Però non posso più stare zitto, sento di doverlo confidare a qualcuno. E il modo migliore per esorcizzare un segreto non è forse comunicarlo a chiunque?
Beh, eccovi il mio segreto…
Sono passati 16 mesi dall’inizio di questa pandemia, un periodo nel quale noi tutti ci siamo adattati a restrizioni e forme di disagio di ogni genere. Ma c’è una cosa, solo una, che non sono mai riuscito ad accettare.
Dover portare costantemente una mascherina che inficia le mie già scarse capacità respiratorie da tabagista della domenica? No!
Dover sopportare quella sensazione di freddino e appiccicaticcio fra le dita per colpa dell’amuchina? No!
Rinunciare a concerti, cene, aperitivi, feste? Macché!
La cosa peggiore di tutto questo tempo, di gran lunga, sono stati quei CARTELLI.
Stanno lì, fermi, ti attendono al varco di supermercati, farmacie, cartolerie. Con supponenza ti ricordano di “mantenere la distanza di un metro nel rispetto delle normative igieniche anti covid-19”.
Ma dico io… spiegatemi il motivo di quelle “iconcine”. Rappresentazioni sbilenche e ineleganti del genere umano, raffigurato come un uomo stecco con le spalle squadrate. Perché?!?
Vogliamo poi parlare della plastificazione? No perché ora ditemi se al mondo esiste qualcosa di meno orrido e poco sexy quanto un foglio plastificato.
Ma è quando il peggio sembra passato che ti colpiscono nel profondo. È quando ti avvicini che il disagio prende forma. Fai di tutto per non crederci ma l’incubo è già realtà.
Ai quattro angoli c’è lui: lo SCOTCH trasparente!
Sì, inchiodati al vetro della porta scorrevole con lo scotch. Vetro + Scotch… cioè ve lo immaginate il segno di colla che lasceranno??? Mi sento male.
Dovevo fare qualcosa. Resistere all’oblio, dare il mio contributo alla causa e far vincere la bellezza.
Almeno sul luogo di lavoro “iconcine, carte plastificate e scotch” NON DOVEVANO ENTRARE.
Il tocco finale? L’autoironia.
Clicca qui per scoprire come ho vinto la mia battaglia.